I SERIAL DI BATMAN DEGLI ANNI 40- Prima Parte

Il post sul Batman di Andy Warhol ha riscontrato un certo interesse, questo mi permette di poter continuare il discorso sulle versioni cinematografiche dell'uomo pipistrello, partendo però da un presupposto differente da quello che di solito si affronta.
Non parlerò del Batman di Tim Burton e nemmeno della recente trilogia di Christopher Nolan anche se, per motivi diversi, considero entrambe delle grandi esperienze cinematografiche.
Ci sono però aspetti meno conosciuti riguardanti la vita  del personaggio e del suo mondo sul grande schermo.
Aspetti di cui si parla e di cui se ne conosce poco, ma che vale la pena approfondire.
Ma per farlo dovremo tornare molto indietro nel passato
Da dove molte cose sono cominciate

Siamo negli anni 40s e in' America  il Cinema rappresenta una delle maggiori (e più economiche) attrattive per far distrarre l'uomo della strada dal conflitto in corso. Se ne producono tanti di film, pellicole per tutti i gusti, produzioni spesso usa e getta ma tutte quante ottengono la loro porzione di pubblico e di incassi.
Tuttavia esistono anche dei modi, dei veri e propri"trucchetti"per fidelizzare ancora di più gli spettatori e per costringerli a tornare e a ritornare tutte le settimane al Cinema.
Il più popolare tra questi trucchetti è rappresentato dai "serial"


- I "SERIAL": ETIMOLOGIA DI UN GENERE.


Veri e propri antenati cinematografici delle future serie televisive i "serial" non erano altro che lunghe storie a puntate ( realizzate con poche spese e mezzi ridicoli) frammentate in episodi lunghi al massimo una ventina di minuti. Le sale cinematografiche trasmettevano queste produzioni al ritmo di una puntata a settimana  immediatamente prima oppure in coda ai film in proiezione. I Serial possedevano anche un 'altra peculiarità, un espediente narrativo tornato oggi di gran moda, quella cioè di far terminare ogni episodio sempre invariabilmente con un cliffhanger, cioè con l'eroe in una situazione di forte e mortale pericolo (l'esempio classico è quella dell'eroina legata sui binari con un treno in arrivo nelle vicinanze). Situazione pericolosa da cui il protagonista finiva per liberarsi in pochi secondi all'inizio della puntata successiva.
Molto popolari durante tutto il periodo tra gli anni '40s e 50s, specie prima che nascesse la televisione, i "serial" spesso avevano come protagonisti figure estremamente popolari.
E  per popolari in quegli anni significava personaggi nati nei fumetti.
Nacquero serial imperniati su Dick Tracy, Superman; Captain America; Phantom; Flash Gordon....
Logico quindi che prima o dopo si arrivasse anche a Batman.


Lewis Wilson interpreta Batman nel 1943

Il personaggio era relativamente giovane, essendo stato creato solo nel 1939 dai fumettisti Bob Kane e Bill Finger, ma in poco tempo era assurto al rango di icona per la maggior parte dei lettori.
Certo, bisogna ricordare che l 'Uomo Pipistrello delle primissime avventure era un personaggio molto diverso da quello che poi sarebbe diventato: non si faceva remore ad usare armi, a perseguitare in maniera sadica i criminali.
E perfino ad  ucciderli.
In più, ricordatevi, che quelli erano anni di guerra, anni in cui non si guardava troppo per il sottile.
Ed ecco quindi che i "serial" su Batman portarono avanti fino alle estreme conseguenze la violenza insita nel personaggio.

- "BATMAN "    (1943)



Il primo ad essere prodotto fu questo Batman. Si era in pieno 1943  allorquando la casa di produzione Columbia mise in cantiere una produzione di quindici episodi settimanali.

Per l'epoca si trattò di uno dei maggiori sforzi pubblicitari e distributivi per questo tipo di realizzazioni, la serie venne infatti diffusa per tutto il territorio degli States fu anche un buon successo.
Nonostante tutti i limiti ed i difetti che il budget e le tecnologie del periodo comportavano

Ad interpretare Bruce Wayne \Batman venne scelto Lewis Wilson, uno sconosciuto attore di New York. Wilson era abbastanza simile al miliardario play boy dei comics, ma decisamente poco credibile nelle vesti dell'eroe mascherato ( e lo stesso costume dalle lunghe protuberanze più simili a corna che ad orecchie bisogna dirlo calzava male rischiando di scivolare dal volto dell'attore in diverse occasioni) mentre un diciassettenne originario di Seattle chiamato Douglas Croft  interpretò  Dick Grayson \ Robin.  Croft che, nella vita reale aveva appena firmato come soldato volontario avrebbe  poi alternato questa attività durante il periodo bellico a quella di artista.
Per la verità, nessuno dei due attori avrebbe avuto una gran carriera, Croft in particolare sarebbe morto a soli trentasette anni nel 1963 dopo essersi ritirato dall'attività recitativa.
I quindici episodi di Batman rappresentano in fondo il loro momento, l'unica forma per entrambi per bloccare il tempo e farsi ricordare.

Douglas Croft e Lewis Wilson in una scena del serial
Ben diverso il destino di un altro degli attori coinvolti. Stiamo parlando del caratterista inglese William Austin; la sua interpretazione del maggiordomo Alfred Pennyworth, il  fisico asciutto, i tratti patrizi e i folti baffi avrebbero convinto la D.C. ad adattare in seguito la figura dello stesso personaggio ( già presente nei comics ma con un aspetto diverso,  molto più grasso) sulle fattezze dell'attore europeo.

La trama della serie, molto semplice secondo gli standard dell'epoca, racconta delle investigazioni  di Batman e Robin contro uno scienziato che ha creato un apparecchio in grado di trasformare le persone in individui senza una propria volontà, in pratica dei veri e propri zombie.
Ci sono alcuni elementi gotici, visto che la base dello scienziato risulta essere all'interno di un vero e proprio Luna Park degli orrori
Ma è nella figura dell'antagonista, del villain che si comprende il vero e proprio segno dei tempi nei quali fu realizzata la serie cinematografica. Non si tratta di una figura complessa e psicologicamente sfaccettate, come siamo abituati oggi ma di un vero e proprio "cattivo" sgradevole che compiva cose sgradevoli. Una di quelle figure tagliate con l'accetta, creato esclusivamente per beccarsi i fischi del pubblico in sala.

Il Dottor Daka e la sua macchina crea "zombie"

Nel corso di questo post ho insistito più volte su un dettaglio che Batman sia stato girato in piena Seconda Guerra Mondiale, e l'ho fatto per un motivo molto semplice.
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale hanno rappresentato un periodo buio in cui la propaganda era presente in praticamente tutti gli aspetti della comunicazione, tempi in cui il cittadino medio americano doveva ricordare di essere in un conflitto tenendo sempre ben presenti chi fossero i nemici.
E sopratutto che dovesse provare per loro un profondo odio.
Così,  il personaggio di Batman, viene introdotto non come l' eroe solitario a cui i lettori di fumetti erano ormai abituati, ma come un Agente Segreto alle dipendenze del Governo degli Stati Uniti, l'eroe quindi finisce per affrontare non i soliti criminali ma gli agenti e le spie nemiche dell' Asse.
Lo stesso antagonista, lo scienziato malvagio della storia, il dottor Tito Daka, altro non è che una spia giapponese, al soldo dell'imperatore Hirohito.

Inoltre, ed è un' avvertenza importante, dimenticatevi ogni parvenza di politically correct,
perché non ne troverete per niente all'interno di nessuno dei quindi episodi.

Il serial è per questo pieno di commenti razzisti e di frasi anti - tedesche e  anti-giapponesi; più volte ad esempio Batman e Robin nell'interloquire contro il dottor Daka si rivolgono a lui chiamandolo " Dirty Jap!" e cioè "Sporco Giapponese!", in altri momenti vengono fatti riferimenti poco lusinghieri verso il colore della pelle degli orientali.
Pearl Harbour era ancora troppo vicina nella memoria collettiva.
Troppo era l'odio e come sappiamo la Guerra fa sempre venire fuori i lati peggiori dei popoli. Non si tratta di giustificare e nemmeno di comprendere- cosa che non faccio- semplicemente di contestualizzare.
Il Serial Batman è semplicemente un prodotto dei suoi tempi.
Presi sia negli aspetti positivi che in quelli negativi.

Per semplice curiosità va anche detto che il ruolo del Dottor Daka venne affidato a J. Carrol Naish un attore anglosassone, semplicemente truccato in maniera tale da sembrare orientale.

Ovviamente non poteva mancare l'elemento sentimentale con la presenza di Linda Page, una delle tante "fidanzate" attribuite a Bruce Wayne durante i primi anni di vita del personaggio, incarnata qui da Shirley Patterson, una delle tante starlette di serie B ( se non addirittura di serie Z) che animavano il sottobosco delle produzioni minori della Hollywood di quegli anni

Ogni episodio aveva il suo bravo titolo, godeva di un certo battage pubblicitario, la sua dose di avventure, anche se bisogna dire che il budget per le scenografie e per gli effetti era particolarmente ridotto.

Ad esempio, non sono presenti molti dei gadget tipici del Batman fumettistico, così come non è presente la classica Batmobile, sostituita per risparmiare da una più semplice Cadillac nera
Anche i titoli erano molti "fumettosi", anzi decisamente "pulp":
 1 The Electrical Brain
2 The Bat's Cave
3 The Mark of the Zombies
4 Slaves of the Rising Sun
5 The Living Corpse
6 Poison Peril
7 The Phoney Doctor
8 Lured by Radium
9 The Sign of the Sphinx
10 Flying Spies
11 A Nipponese Trap
12 Embers of Evil
13 Eight Steps Down
14 The Executioner Strikes
15 The Doom of the Rising Sun

Nonostante tutto, nonostante il basso budget, nonostante le evidenti ingenuità della trama,  il "serial" ebbe successo. La rigogliosità di un genere in fondo sta anche nelle sue produzioni minori, nella diffusione e nell'auto alimentazione dei vari topoi che viene effettuata anche dai registi, dagli attori e dai film di serie B.
E questo piccolo serial, riuscì a creare un qualcosa che in precedenza non c'era: la prima apparizione cinematografica di Batman e di Robin, un qualcosa su cui avrebbe potuto lavorare chi sarebbe arrivato dopo.
 Qualcosa del genere avvenne anche con il Cinema Horror italiano dei decenni passati che è diventato grande anche grazie ai vari artigiani che lo animarono.
Nel momento in cui sono scomparsi gli artigiani e le produzioni minori è stata smarrita quella grandezza.

La Columbia qualche anno dopo avrebbe replicato mettendo in cantiere un seguito con una seconda produzione ad episodi.
Ma questa è un' altra storia e la racconteremo più avanti.
Per quanto invece riguarda questo Batman, non scomparve anzi venne riproposto diverse volte nel corso degli anni; una prima volta fu nel 1965 quando venne riproposto col titolo An Evening with Batman and Robin : tutti e quindici gli episodi vennero accorpati e riproposti in una unica soluzione nel corso di una vera e propria maratona. L'occasione dell'evento era l'annuncio della nuova serie televisiva con Burt Ward e Adam West.
A fine anni ottanta ne uscì anche una edizione in VHS, però depurata da tutti i commenti razzisti, l' americana Columbia era appena stata acquisita dalla giapponese Sony.
I nemici di un tempo si erano trasformati negli alleati del presente ed anche questo, alla fine è un segno dei tempi.
Oggi sono in circolazione sia versioni integrali che quelle censurate, ogni tanto qualche rete tematica replica le varie puntate in occasioni speciali e celebrative.
Pensando a come nel 1943 il serial venne pensato come un qualcosa "usa e getta", come ad una produzione destinata a scomparire nell'oblio quasi subito viene da pensare sul come cambino veramente i tempi.

22 commenti:

Blognauta ha detto...

Io e alcuni amici facemmo una maratona di tutti e quindici gli episodio (si trovano su youtube, anche se alcuni sono purtroppo stati oscurati per via del copyright).
La questione razziale è molto spinosa, basti pensare a tutte le prime storie riguardanti Captain America, veri e propri manifesti di propaganda bellica. Purtroppo di queste cose il mondo del fumetto (e non solo) è pieno, per esempio anche alcune storie Disney sono piene di parole come "Negro" o "Finocchio", fortunatamente i tempi sono cambiati.
Spero che tu prenda in considerazione di scrivere qualcosa sulla serie con Adam West, che nonostante lo spray anti-squalo, resta una delle cose migliori che io abbia mai visto su Batman (sì, l'ho detto davvero).

Nick Parisi. ha detto...

@ Blognauta
Riguardo alla questione "razzismo nei fumetti" ti racconto un aneddoto, nei primi anni '70s la Mondadori diede vita ad una iniziativa notevole: lanciò una collana intitolata "Il Topolino d'Oro". La collana ristampava in maniera precisa tutte le storie di Topolino uscite nel formato "striscia quotidiana" nei primi anni di vita del personaggio ( dal 1930 al 1945). Amo Topolino ed i personaggi Disney, tuttavia rimasi sconvolto nello scoprire specie nelle storie degli anni '40s, una forte carica di razzismo nei confronti dei giapponesi e una forte carica bellica e propagandista (in una storia Topolino affronta anche Hitler in persona). Inoltre in altre storie vi sono forti venature horror e toni molto gotici. In poche parole era un Topolino a me sconosciuto, molto differente dal personaggio che "credevo" di conoscere.

Il Batman di Adam West?
Sinceramente, a me non dispiace per la sua aria "camp", però per adesso non è in programma. Più avanti non lo escludo però!

Blognauta ha detto...

@Nick
Esatto, è come se Topolino fosse un altro personaggio. Su facebook è pieno di pagine che riporta strisce originali con il peggio del peggio del razzismo e della propaganda. Alcune storie hanno anche un tono piuttosto fascista, con mazze e risse.

Nick Parisi. ha detto...

@ Blognauta
E non è nemmeno il solo, alla fine se si confrontano tra loro i vari personaggi quello che è cambiato meno è Donald Duck\ Paperino, ma se volessimo analizzare anche i personaggi a lui vicino scopriremmo molte differenze. I tre nipotini Qui, Quo; Qua quando vennero creati dal disegnatore Al Taliaferro praticamente erano personaggi che rasentavano il bullismo.
All'epoca magari i lettori si divertivano, però oggi veramente fa riflettere la cosa.

Ariano Geta ha detto...

Interessante come sempre.
Riguardo l'uso del fumetto o del cinema in termini propagandistici con contenuti "politicamente scorretti", purtroppo tutti hanno contribuito. Avrai senz'altro visto qualche volta le strisce antisemite del "Corriere dei Piccoli" durante il ventennio...

Nella Crosiglia ha detto...

Sai che sono sempre stata negata per i serial, anche perchè poi perdo le puntate e non mi ritrovo nella storia..
Questa tua cavalcata mi interessa di più che il vero Batman e gli altri eroi..
Tantissime cose a me sconosciute..
Grazie Nick come sempre..
Buona serata e un abbraccione!

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Conosco anche quelle pagine purtroppo, quello che fecero paesi come l' Italia fascista, la Germania nazista (e non scordiamoci i paesi satelliti come l'Ungheria) con la propaganda anti ebraica, le leggi razziali e la conseguente shoah è stata una delle pagine più nere di tutta la storia recente. E, non scordiamoci che molte responsabilità la ebbero anche i giornali con le strisce antisemite. Sul Corriere dei Piccoli; sul Topolini edito da Nerbini prima e da Mondadori poi, ricordo che apparvero anche strisce di propaganda favorevoli alle conquiste coloniali in Africa, in cui le popolazioni locali venivano descritte quasi come se fossero delle scimmie.
Furono decisamente brutti tempi, quelli....

Andrea Cabassi ha detto...

Ah, il fascino del low-fi! :-D

Nick Parisi. ha detto...

@ Nella Crosiglia
Buona serata anche a te.

Nick Parisi. ha detto...

@ Andrea Cabassi
Decisamente! :D

Massimiliano Riccardi ha detto...

Bella questa carrellata di memorie del passato. Batman, per il mio gusto, è il personaggio tratto dai fumetti che amo di più.

Massimo Citi ha detto...

Davvero molto interessante, non tanto per il personaggio di per sé o la sua realizzazione filmica, ma per il clima nel quale nacque e l'inevitabile propaganda onnipresente. I cattivi che parlano con accento teutonico o che hanno gli occhi storti sono rimasti abbastanza a lungo nella produzione televisiva americana, tanto che è normale ritrovarli anche negli anni '60.

Nick Parisi. ha detto...

@ massimiliano riccardi
Anche a me piace molto Batman, tra i comics americani è uno dei miei preferiti. Ogni volta che entro in fumetteria, finisco sempre per comprare un sacco di paperback del personaggio, prima di entrare mi dico sempre "stavolta cambio, stavolta vario" ed invece finisco sempre invariabilmente per comprare solo Batman.

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimo Citi
Verissimo, gli Americani per questo sono famosi. Negli anni 60 dopo giapponesi e tedeschi, per lungo tempo i cattivi sono stati i russi. In piena epoca comunista ed anche dopo. Infatti adesso il cattivo dell'Est europa è tornato di moda, sarà che gli americani si "affezionano" ai loro nemici. ;)

Temistocle Gravina ha detto...

Ho conosciuto "Il Topolino d'oro" quindi so a cosa ti riferisci. Ricordo di aver letto e riletto quando avevo 8-10, quindi a distanza di una ventina d'anni circa, gli albi degli anni 50 del "corriere dei piccoli" che trovavo in garage e già d'allora mi chiedevo come mai fossero distanti dal modo di vedere e pensare dell'epoca in cui ero bambino io. Naturalmente non potevo capire più di tanto vista l'età, ma notavo la differenza spesso anche di linguaggio. Complimenti per il post, come sempre puntuale e preciso!

Lucius Etruscus ha detto...

Lavoro spettacolare, davvero complimenti ^_^

Nick Parisi. ha detto...

@ Juan Segundo
La differenza si nota si, io ho ancora la collezione di vecchi numeri di "Topolino" che avevo quando ero piccolo, i più vecchi risalgono al 1962, rileggendoli oggi sembra proprio che a livello sociale, culturale, mentale e perfino lessicale sembra che siano passati non decenni, ma intere ere geologiche.

Nick Parisi. ha detto...

@ Lucius Etruscus.
Grazie davvero ^_^

occhio sulle espressioni ha detto...

Accidenti, mi hai ricordato che non ho mai finito di vedere la serie, mi sembra di essere arrivato a metà circa, passato tanto tempo...

Nick Parisi. ha detto...

@ occhio sulle espressioni
Occasione buona per riprendere no?
Magari nel fine settimana la rivedo anche io.

Glò ha detto...

Nel bene e nel male, è interessante scoprire queste "scorrettezze" che testimoniano il clima sociale, culturale e politico del tempo in cui l'opera fu prodotta. Del resto capita anche nei libri/film :D certe volte ci indigniamo, altre sorridiamo... Occorre saper contestualizzare e dare il giusto peso: la morale cambia, così come il senso della vergogna o questioni simili che toccano la sfera della sensibilità personale, la quale però dipende sempre dal contesto e dall'epoca in cui viviamo.
Bello bello Nick *__*

Nick Parisi. ha detto...

@ Glò
Hai azzeccato il senso, noi oggi non possiamo né condividere e nemmeno giustificare quel tipo di mentalità, però dobbiamo ricordarci di contestualizzare (che è sempre cosa diversa dall'accettare) il periodo storico in cui quella determinata opera è nata.
Poi dopo possiamo dissentire da quel dato pensiero, però dobbiamo sempre ricordarci che il contesto storico è diverso e cambia in continuazione.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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